Gennaio 2020
Carissimi,
Ringrazio tutti per la vostra presenza in questo doloroso momento.
Edda era non solo la compagna della mia vita, ma anche la guida instancabile, che correggeva le mie debolezze e mi sosteneva nei momenti difficili.
La sua mancanza durerà per molto tempo e sicuramente non cesserà mai.
L’opera che assieme abbiamo avviato continua e si rende sempre più indipendente, la situazione finanziaria è però ancora instabile. Lo sviluppo preso dall’atelier avrebbe avuto bisogno di un finanziamento iniziale più consistente, e lo squilibrio che in mancanza di ciò ha provocato, non è stato ancora recuperato. L’attività è sostenuta da un debito bancario (15'000'000 Ariary pari a 6'000.—Fr.sv.) che in questo paese costa il 21 % annuo in interessi passivi. Con questo carico é difficile trovare un equilibrio e poter creare delle riserve.
Nel 2019 si sono realizzati 36'000 capi (confezionati dalle nostre ragazze) per una cifra di affari di 320'000'000 di Ariary. Le previsioni di lavoro sono ottimistiche anche per l’anno 2020.
I nostri sostenitori si sono però assottigliati, alcuni non sono più su questa terra, altri non sono più in grado di aiutarci; nuovi sostenitori sono difficile da trovare da qui. Solo voi potreste interessare delle persone di buona volontà disponibili per chi soffre e non ha nulla.
Vi ringrazio a nome di Edda e di tutte le ragazze dell’atelier, che tanto l’hanno amata e rispettata per quello che rappresentava per loro: una guida per la vita.
5 gennaio 2020
Edda Frigerio
nata Codoni
1939
Ci ha lasciati in armonia con Cristo nostro Signore.
Il più bel dono che Dio mi ha fatto, 60 di vita con una persona meravigliosa e sempre pronta a seguirmi anche quando non avrebbe voluto, me l’ha tolto.
Tanto il dolore, ma avendo seguito le sue sofferenze in questi ultimi 6 mesi, sono sicuro che dove riposa starà molto meglio e seguirà da lassù gli eventi dei suoi due amati figli Marco e Paolo e dei nipoti Manrico e Mattia.
Grazie Edda per il tuo amore la tua dedizione ai più poveri, ogni tuo gesto rimarrà un segno indelebile nella vita di tanti.
Ringrazio i nostri benefattori e rimarrò fedele alla promessa fatta resterò in Madagascar fin tanto che l’opera iniziata non saprà camminare senza di noi.
Un abbraccio a tutti
Marzio
Non so scrivere un necrologio ed Edda non lo avrebbe nemmeno voluto.
Amava le cose semplici e rifiutava tutti quei contorni che non sono nutriti d’amore.
Sapeva amare, ma con amore correggeva le falsità.
Amava le cose semplici della natura.
Edda Codoni in Frigerio
Fianarantsoa Madagascar, 09.05.1939//05.01.2020
Il ricordo di Edda Frigerio, la «mamma» del Madagascar
Un quarto di secolo di volontariato e attività «sul campo», in Madagascar. È un traguardo significativo quello raggiunto dall’Associazione per la raccolta dei fondi Ambalakilonga Madagascar (ARFAM), con sede a Chiasso. I festeggiamenti sono però accompagnati da un velo di tristezza. Edda Frigerio, anima e cuore dell’associazione e residente da anni nel Paese africano con il marito Marzio, è infatti deceduta negli scorsi giorni.
«Mamma, consigliera, guida spirituale: fino a sei mesi fa, prima che la malattia insorgesse, Edda ha potuto essere per le ragazze malgasce un punto di riferimento insostituibile». A parlare è padre Cristiano Baldini di Cugnasco, amico di lunga data della coppia e impegnato a far conoscere la loro opera. 10 anni fa si era recato a Fianarantsoa, in Madagascar, con uno dei figli della coppia, Paolo, per conoscere da vicino il progetto.
Nata per assistere gli orfani dell’Orfanotrofio cattolico di Fianarantsoa – una delle città più popolate del Madagascar, ubicata in zona collinare nel centro sud del paese – la cooperativa ARFAM, nel tempo, ha iniziato anche a sostenere la formazione professionale necessaria all’inserimento dei giovani malgasci nella vita attiva. A tale fine nel 2006 è stato costruito il foyer dell’Orfanotrofio centro professionale nel quale le ragazze – in buona parte provenienti dall’orfanotrofio – imparano l’arte della sartoria garantendosi un futuro ed il mantenimento in un paese tra i più poveri al mondo.
«L’idea di Edda e Marzio è stata, fin dall’inizio, quella di offrire dignità ai giovani malgasci attraverso il lavoro e la fede, con uno stile tipicamente evangelico», racconta padre Cristiano.
«La loro esperienza – ricorda – inizia dopo una vacanza a Haiti, in cui, usciti dall’ambito turistico, si sono trovati confrontati con l’impressionante povertà del luogo. Da persone di fede molto sensibili, in quell’occasione si resero conto di dover fare qualcosa per tutte quelle persone che, nel mondo, vivevano in condizioni di estrema povertà. Si indirizzarono così ai Gesuiti di Milano, per ricevere una formazione che li aiutasse poi a ripartire per aiutare. Furono proprio i Gesuiti a indirizzarli verso il Madagascar».
«Di scuole in Madagascar ce ne sono tante perché tante sono le congregazioni religiose che nel tempo si sono interessate al luogo. Quello che mancava erano però i posti di lavoro, la possibilità cioè per i ragazzi, una volta usciti dalle scuole, di impiegare il sapere acquisito, invece di finire sul ciglio di una strada a chiedere la carità. I coniugi Frigerio hanno intercettato proprio questa necessità, quella di lavorare, che è l’esigenza primaria di qualsiasi essere umano».
«Edda, in questo senso, aveva il compito di consulente professionale per le ragazze, ma non solo: come una mamma, dispendiava loro consigli sulla maternità e la vita di famiglia; un punto di riferimento, a cui si aggiungevano le conoscenze del marito nel campo del management».
I risultati non tardano ad arrivare; la Copperativa aiuta oggi circa 70 ragazzi, tutti stipendiati, cui si aggiungono 10 tirocinanti e 5 custodi per un totale di 80-85 famiglie concretamente aiutate dal lavoro dei coniugi Frigerio. Ad animare Edda e Marzio, soprattutto, il desiderio di aiutare in modo pratico la gente del posto: «A un certo punto si ventilava anche la possibilità di acquistare un terreno per una cappella, ma guardandosi attorno si resero conto che grazie a tutte le congregazioni e famiglie religiose presenti sul territorio le chiese erano già tante. Mancava invece un luogo che accogliesse i figli delle ragazze madri, che frequentavano la scuola e poi il tirocinio presso la Cooperativa. È così che, a poca distanza dal centro è nato anche un asilo».
«Grazie alla cooperativa le ragazze vivono dello stipendio che guadagnano. Con il tempo la qualità del lavoro svolto ha permesso al Centro di farsi conoscere; ad oggi il lavoro non manca, vengono commissionate alle ragazze molti lavori». La preoccupazione dei coniugi era quella di dare continuità all’opera. Per questo si è pensato di investire sulla formazione dei giovani, affinché fossero resi capaci non solo di realizzare qualcosa, ma anche di gestire autonomamente il proprio lavoro.
«Questa bellissima storia – conclude padre Cristiano – denota quanto una coppia possa essere feconda; una fecondità che va al di la del fatto generativo e che permette cose come queste, un’opera che è arrivata ad abbracciare 80 e più vite».
L.Q.